giovedì 11 febbraio 2016

NERVI : AZIENDA TEDESCA SMONTA GLI IMPIANTI DI NOTTE, DIPENDENTI LICENZIATI.





Genova – Sono arrivati all’alba con i tir e protetti da guardie armate hanno portato via gli impianti, in particolare gli stampi dei seggiolini per dentisti, core business della Kavo Promedi, azienda tedesca controllata dal gruppo Usa Dahaner, che ha la sua sede genovese in via del Commercio a Nervi.
“E’ stato un lavoratore stamani a lanciare l’allarme dopo aver visto i tir”, spiega il segretario della Fiom Bruno Manganaro.Gli operai, stamani, dopo minuti di tensione con le guardie, hanno avvertito la polizia che ha identificato gli uomini incaricati del trasloco dei macchinari – una ditta polacca – che avevano mandato da parte dell’azienda. Gli operai hanno continuato a presidiare il cancello dell’azienda.
Alla Kavo Promedi di Nervi lavorano 16 operai e altri 6 a tempo determinato. “Giovedì un nostro funzionario – spiega Manganaro – aveva avuto un incontro con l’amministratore dell’azienda e nessun accenno è stato fatto a quanto sarebbe accaduto. L’azienda non è in crisi, tanto che aveva assunto 6 persone per poter affrontare le commesse”. Nel pomeriggio alla Kavo sono arrivati sia l’assessore comunale allo sviluppo economico Emanuele Piazza che il collega della Regione Liguria Edoardo Rixi. A quanto pare le lettere di licenziamento sarebbero arrivate ai dipendenti nella giornata di lunedì.

lunedì 8 febbraio 2016

REDDITO DI CITTADINANZA : NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO




Il report pubblicato oggi dall'ISTAT sul reddito e le condizioni di vita in Italia per l'anno 2014, descrive un fenomeno, quello della povertà nel nostro Paese, che non deve essere sottovalutato.

Circa il 30% dei cittadini residenti in Italia sono a rischio di povertà o diesclusione sociale.
Altri dati, diffusi sempre dall'ISTAT indicano che il 12,6% degli individui e delle famiglie, anche se lo volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni. Il 49,5% degli individui e delle famiglie non riuscirebbero nemmeno ad andare in vacanza per una settimana di ferie, senza dimenticare il 18% degli individui e famiglie che non riescono a riscaldare adeguatamente la propria abitazione per problemi economici.
I dati sul Mezzogiorno sono ancora più allarmanti. Secondo l'ISTAT, infatti, la metà dei residenti al Sud sono a rischio di povertà e di esclusione sociale, ovvero, il 45,6% della popolazione.

Questi dati, servono a far capire come sia cambiata la situazione delle famiglie italiane dove il 20% più ricco percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre il 20% più povero spetta solo il 7,7%.

Una cosa è chiara, se oggi il disegno di legge sul reddito di cittadinanza che propone il M5s da anni, fosse già legge, i dati pubblicati dall'ISTAT sarebbero molto diversi.
E' stato, infatti, sempre l' ISTAT tramite la relazione che ha depositato in Senato lo scorso mese di giugno, a certificare che il disegno di legge del M5s serve ad azzerare la povertà in Italia in tutte le ripartizioni geografiche, incidendo sulle sue forme più gravi.
Il governo attuale, però, nonostante gli slogan, continua a dimostrare di non avere a cuore il problema della povertà che coinvolge il nostro Paese in maniera massiccia.

Il governo apra gli occhi. La povertà non è nè scherzo, nè uno slogan. Con la povertà non si gioca. Subito il Reddito di Cittadinanza!


IMPIEGHERAI 47 SECONDI A LEGGERE QUESTA STORIA, MA POI LA TUA VITA CAMBIERA'



Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza. 
L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato. 
Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.
Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori alla finestra.
L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.
Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo.
Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.
Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla.
Con gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva.
Passarono i giorni e le settimane.
Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno.
L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra.
L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno.
Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.
Essa si affacciava su un muro bianco.
L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra.
L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro.
“Forse, voleva farle coraggio.” disse.
Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.
Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L’oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.
L’ origine di questa storia è sconosciuta ma tu falla conoscere a più persone possibile

sabato 6 febbraio 2016

ARISTOTELE DICEVA...


I 16 LIBRI CHE GLI ASPIRANTI SCRITTORI DEVONO LEGGERE SECONDO ERNEST HEMINGWAY


19 gennaio 2016

È il 1934 e un giovane aspirante scrittore decide che i consigli migliori per diventare ciò che vuole diventare glieli può dare solo Ernest Hemingway in persona.
Il suo eroe vive un po’ lontano ma lui non si perderà d’animo e comincerà il suo viaggio: dal Minnesota, in autostop, arriverà fino a Key West. Lì suonerà alla porta e sarà proprio l’autore di Addio alle armi ad aprirgli. Il giovane si chiama Arnold Samuelson, è figlio di immigrati norvegesi, i suoi fanno i contadini.

I due diventano amici. Hemingway lo porta a pesca.
 E chissà, forse proprio sulla barca gli dice che, per diventare uno scrittore, deve educare se stessoE per educarsi l’unica cosa da fare è leggere. Gli regala una lista di romanzi imprescindibili, “qualcuno potrebbe annoiarti”, gli dice, “qualcun altro invece di ti darà ispirazione e soprattutto ti aiuterà quando ti sembrerà di aver perso le speranze”.
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Inoltre, gli dà anche consigli concreti. Gli dice che, per prima cosa, sì bisogna scrivere, ma non scrivere troppo. “Lasciane un po’ per il giorno dopo, una delle cose fondamentali è capire quando bisogna smettere“. Hemingway ribadisce anche l’importanza della riscrittura: “Ho riscritto Addio alle armicinque volte, la prima stesura non è mai buona”.
EH3541P  Kenya, 1953 Ernest Hemingway on Safari. Photograph by Earl Theisen for LOOK Magazine, in the John Fitzgerald Kennedy Library, Boston.
I romanzi sono questi, quanti ne hai letti? 
L’albergo azzurro di Stephen Crane
La scialuppa di Stephen Crane
Madame Bovary di Gustave Flaubert
Gente di Dublino di James Joyce
Il rosso e il nero di Stendhal
Schiavo d’amore di W. Somerset Maugham
Anna Karenina di Lev Tolstoj
Guerra e Pace di Lev Tolstoj
Buddenbrooks di Thomas Mann
Hail and Farewell di George Moore
I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
La stanza enorme di E.E. Cummings
Cime tempestose di Emily Brontë
Un mondo lontano di W.H. Hudson
L’americano di Henry James
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venerdì 5 febbraio 2016

LA BENZINA SENZA ACCISE...


Senza l’esoso intervento del fisco, la benzina potrebbe costare quasi il 70% in meno rispetto ai prezzi oggi praticati al distributore. E il calo del barile aiuta sì, ma non come previsto, dato che accise e tasse sono sempre in progressivo aumento. Una vera e propria stangata che colpisce automobilisti,trasportatori e aziende correlate, ma che riverbera i propri effetti deleteri e perversi lungo tutte le filiere produttive: perché non ce n’è una che possa dirsi del tutto sganciata dai valori di verde e gasolio.
Nessuna novità, ma quando dal sentire comune si passa ai numeri il colpo è sempre difficile da parare. Soprattutto se l’Italia può perfino godere di uno dei prezzi industriali più bassi (14° su 19) di tutta Europa. “La fase ribassista del prezzo del petrolio riduce i costi di trasporto delle imprese, accompagnando la ripresa in corso: all’11 gennaio 2016 il costo del gasolio per una impresa manifatturiera, al netto dell’Iva, è di 1,022 euro/litro”, spiegano da Confartigianato, evidenziando il contributo cruciale del prezzo del greggio a quel poco di ripresa in atto. C’è un però: “La pressione del fisco attenua la ricaduta del ribasso”, dato che – spiegano sempre dall’associazione degli artigiani – l’Italia si colloca “al 2° posto del prezzo comprensivo di accisa, la più alta dell’Eurozona; infine il prezzo al consumo, comprensivo di Iva, in Italia è il più alto dell’Uem, dato che l’Italia è al 2° posto in Eurozona per prelievo dell’Iva”. La situazione diventa ancora più paradossale se il carburante è per uso privato: in questo caso siamo saldamente in testa con un non invidiabile primato.

giovedì 4 febbraio 2016

"LA MEDICINA E" FALSA"


Il terrificante sfogo di un Medico Italiano: “La medicina è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Non cura le malattie, ma sposta i sintomi generando nuove malattie!”


Il dottor Giuseppe De Pace ha pubblicato una lettera aperta dove ha espresso una sua denuncia, basandosi su situazioni vissute in prima persona. 
La Medicina Ufficiale è falsa ed è solo uno strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Essa è incapace di curare le malattie, al massimo lenisce i sintomi apparenti spostandoli su altri organi e generando nuove malattie, che portano il paziente a un circolo vizioso didipendenza dal sistema sanitario. Giuseppe è un chirurgo ortopedico con vent’anni d’esperienza, di cui quindici in ospedale. Lo sfogo nasce dall’aver visto morire un bambino di undici anni, affetto dalinfoma non-Hogkin, in seguito a una terapia che prevedeva la chemio. La letteratura internazionale parla di sopravvivenza dell’80% con i nuovi protocolli chemioterapici. Notizia molto confortante anche per me che vivevo per la prima volta da vicino questa esperienza. L’equivoco nasce dal fatto che se il paziente muore dopo un mese per insufficienza renale o epatica, superinfezioni, ecc provocai chiaramente dalla chemio, per la statistica non è morto di linfoma! La medicina di oggi vede il corpo umano come un sistema biochimico, dove a ogni causa segue una conseguenza (il sintomo). Il farmaco serve quindi ad eliminare il sintomo, senza tuttavia risalire alla causa. Il concetto di salute non è la non-malattia, come ritiene la medicina ufficiale, ma è un perfetto equilibrio tra mente e corpo. Dunque, il corpo rimane malato, ma la malattia si sposta altrove. La chemioterapia, ad esempio, colpisce il DNA delle cellule che si dividono rapidamente, ovvero quelle cancerogene ma non solo! Anche quelle del nostroSistema Immunitario si dividono velocemente, distruggendo così anche l’unica cosa che può salvarci la vita! Inoltre la chemioterapia non può distruggere il 100% delle cellule cancerogene, ma dal 60% all’80%, il “resto” del lavoro è svolto dal nostro sistema immunitario. Sapevate che secondo il Journal of the American Medical Association, le malattie iatrogene (le malattie dovute a terapie mediche) sono al terzo posto tra le cause di morte negli Stati Uniti ?! Più di 120.000 persone muoiono ogni anno a causa dei famosi Effetti Collaterali dei medicinali. Ecco una spiegazione sugli effetti collaterali del ricercatore Bruce Lipton: Ogni sostanza che immettiamo nel nostro corpo interagisce con determinate proteine funzionali, le quali possono determinare le funzioni di organi o distretti completamente diversi tra loro. Se prendiamo ad esempio una pastiglia per il cuore, i suoi principi attivi possono interagire anche con il sistema nervoso centrale. Questo accade proprio perché la medicina ufficiale agisce a livello biochimico e non a livello biofisico. Il dottore Giuseppe De Pace ha abbandonando la medicina ufficiale per poi testare su se stesso un approccio Olistico. E’ così guarito da alcune patologie croniche, semplicemente riequilibrando il proprio sistema energetico:Sono stato operato un anno fa di lobectomia tiroidea per ipertiroidismo e condannato, come d’altronde è la regola, a prendere l’Eutirox a vita. Nonostante seguissi scrupolosamente le indicazioni datemi, continuavo a soffrire di dolori muscolari agli arti e di astenia. Ho deciso di cambiare completamente la mia alimentazione (eliminando la carne e gran parte delle proteine animali, immettendo sostanze essenziali e non raffinate, combinando bene gli alimenti), ho eliminato completamente l’Eutirox e gli altri medicinali, rivolgendomi alle sostanze naturali. Il risultato è stato la scomparsa dei dolori muscolari e la normalizzazione dei valori ematici non solo tiroidei. Fonte: http://www.respiriamoverde.com/blog/2014/02/23/medicina-non-cura-ma-sposta-sintomi-lo-sfogo-di-un-medico-italiano/

domenica 31 gennaio 2016

COME SI MUORE DI COBALTO


LA DENUNCIA DI AMNESTY

Come si muore di cobalto

Mercoledì 27 gennaio 2016 ore 07:00
“Passo praticamente 24 ore nei tunnel. Arrivo presto la mattina e vado via la mattina dopo. Riposo dentro i tunnel. La mia madre adottiva voleva mandarmi a scuola, mio padre adottivo invece ha deciso di mandarmi nelle miniere di cobalto”. È la testimonianza di Paul, 14 anni, uno degli 87 minatori o ex minatori incontrati da Amnesty International nella Repubblica democratica del Congo. Paul, raccontano gli inviati di Amnesty, ha iniziato a lavorare nella miniera a 12 anni. Ha già i polmoni a pezzi.
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L’Unicef stima che siano almeno 40mila i bambini sfruttati nelle miniere. “Solo nell’ultimo anno sono morti nel Sud del Congo ottanta bambiniminatori, questo mentre le aziende produttrici di apparecchi elettronici fanno profitti stimati in 125 miliardi di dollari annui e non riescono a diredove e in che condizioni di lavoro si procurano le materie prime”.
Questa un’altra testimonianza raccolta da Amnesty in Congo. E quella diFrançois che lavora nelle miniere di cobalto, con il figlio tredicenne Charles. Estraggono le pietre, le lavano e poi le trasportano fino alla casa di un commerciante, non lontano dalla miniera. “Come si fa a pagare la retta della scuola?”, si domanda François. “Come si fa a pagare il cibo? Dobbiamo lavorare in questo modo, perché non c’è alcun altro lavoro.Dateci un lavoro e noi ci prenderemo meglio cura dei nostri figli”. Charles la mattina va a scuola e il pomeriggio aiuta il padre.
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Il rapporto di Amnesty This is what we die for (Ecco per che cosa moriamo) ricostruisce il percorso del cobalto estratto nel Congo: “Attraverso la Congo Dongfang Mining (Cdm), interamente controllata dalgigante minerario cinese Zheijang Huayou Cobalt Ltd (Huayou Cobalt), il cobalto lavorato viene venduto a tre aziende che producono batterie per smartphone e automobili: Ningbo Shanshan e Tianjin Bamo in Cina e L&F Materials in Corea del Sud. Queste ultime riforniscono le aziende che vendono prodotti elettronici e automobili. Il Congo produce quasi la metà del cobalto a livello mondiale che viene poi utilizzato per le batterie al litio”.
Amnesty International ha contattato 16 multinazionali che risultano clienti delle tre aziende asiatiche che producono batterie utilizzando il cobalto proveniente dalla Huayou Cobalt o da altri fornitori. Le multinazionale sono: Ahong, Apple, BYD, Daimler, Dell, HP, Huawei, Inventec, Lenovo, LG, Microsoft, Samsung, Sony, Vodafone, Volkswagen e ZTE.
Riccardo Noury è il portavoce di Amnesty Italia.
Che cosa hanno risposto le multinazionali alle vostre richieste di chiarimento sui fornitori di cobalto e le condizioni di lavoro?
“Delle 16 aziende interpellate da noi di Amnesty International, una ha ammesso la relazione, quattro hanno risposto che non lo sapevano, cinque hanno negato di usare cobalto della Huayou Cobalt, due hanno respinto ogni evidenza di rifornirsi di cobalto della Repubblica Democratica del Congo e le altre hanno promesso indagini”.
E Apple?
“In particolare Apple ha risposto che l’azienda sta in questo periodo valutando da quali fonti arriva il cobalto usato nei suoi prodotti. Però LG Chem, fornitore di Apple, ha confermato che acquista cobalto dalla Tianjin Lishen. e che avrebbe indagato sulle denunce di Amnesty International”.
E Microsoft?
“Microsoft ha dichiarato di non essere in grado di andare a ritroso lungo la filiera e dunque di poter dire con assoluta certezza se il cobalto sia o meno frutto di lavoro minorile. Vodafone ha detto di non sapere se il cobalto che usa provenga o meno dalla Repubblica Democratica del Congo, poi ha smentito di avere Tianjin Lishen come fornitore, sul cui sito invece Vodafone è citata tra i clienti. Samsung sostiene che il cobalto dei prodotti che le fornisce LG Chem non passa attraverso la Huayou Cobalt”.
Da questa vostra indagine e dalle risposte che avete avuto dalle multinazionali che valutazione fate?
“Il quadro che emerge è quello di una mancanza complessiva di trasparenza. Sulla base delle risposte fornite dalle 16 aziende interpellate, Amnesty International sostiene che nessuna sia stata in grado di fornire informazioni dettagliate, sulle quali poter svolgere indagini indipendenti per capire da dove venga il cobalto”.
Quindi rispetto le regole internazionali che conclusione trae Amnesty?
“Riteniamo che sebbene il cobalto non sia tra i minerali oggetto di una normativa specifica che dovrebbe impedire di rifornirsi di materie prive provenienti da zone di conflitto, le aziende dovrebbero comunque seguire gli standard internazionali dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, ndr) e dell’Onu che richiedono di fare ricerche lungo la filiera e di adottare rimedi nel caso si verifichino violazioni dei diritti umani”.
Il rapporto sul Congo è stato fatto in collaborazione con Afrewatch(African Resources Watch) di cui Emmanuel Umpula è direttore esecutivo. “È paradossale che nell’era digitale – ha commentato Umpula – alcune delle compagnie più innovative e ricche al mondo siano in grado di vendere dispositivi incredibilmente sofisticati senza dover dimostrare da dove arrivano le materie prime per le loro componenti”.

***Aggiornamento del 25 gennaio***
In seguito alla pubblicazione di questo articolo, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, ha inviato a Radio Popolare il messaggio che qui volentieri pubblichiamo:
“Sono molto contento che questo post sia stato letto e condiviso da tantissime persone. Quella di ottenere un comportamento etico e trasparente delle multinazionali circa l’uso delle materie prime è una sfida difficilissima. Ma un primo passo è stato fatto: le aziende menzionate nel rapporto di Amnesty International non potranno più dire ‘non sapevamo’. Molte di loro hanno promesso approfondimenti e indagini e le marcheremo strettamente. Premeremo anche perché la filiera del cobalto sia finalmente regolamentata. Grazie anche al post pubblicato sul sito di Radio Popolare sappiamo ora che migliaia di persone chiedono prodotti etici, anche nel campo dell’elettronica. La speranza è che il mercato si sviluppi ulteriormente in questa direzione”.
Riccardo Noury,
Portavoce Amnesty International Italia
Aggiornato venerdì 29 gennaio 2016 ore 19:39
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sabato 30 gennaio 2016

FINALMENTE QUALCUNO CHE SFANCULA BENIGNI

FINALMENTE QUALCUNO CHE SFANCULA BENIGNI, “UTILE IDIOTA” AL SERVIZIO DI RENZI E DELLA FECCIA MASSONICA EUROPEA


di Andrea Scanzi per ilfattoquotidiano.it
Leggo che Benigni, quello che anni fa in tivù recitava i suoi sermoni laici sulla sacralità della Costituzione, voterà sì al referendum che vuol sancire lo sfascio della Costituzione di cui sopra:quando si dice la coerenza.
Caro Roberto, ti ho voluto bene, e tutto sommato sempre te ne vorrò, perché certe tue cose resteranno: dal Cioni Mario a tutti gli Ottanta, fino al tuo ultimo apice La vita è bella. Siamo pure concittadini, e fino a un certo punto ce l’hai avuto eccome quell’approccio da guastatore toscano, da provocatore sboccato: da pazzo tanto esilarante quanto (in realtà) lucidissimo. Per carità: non potevi fare sempre la stessa cosa, e mettersi a toccare la “patonza” della Carrà a sessant’anni sarebbe stato un po’ ridicolo. Lo so. E pazienza – voglio essere buono – se un tempo prendevi in braccio Enrico e poi Mastella. Pazienza.
Qui però non siamo più all’incendiario che si fa pompiere: siamo al satirico che si fa mesto turibolo del Potere. Siamo al guitto che rinuncia totalmente al suo ruolo: e questa, per un artista, è la colpa più grave. Perdonami, ma vederti passare da “Berlinguer ti voglio bene” a “Renzi mi piaci tanto”, o dal “Woytilaccio” che fu all’attuale “Volevo fare il Papa da grande”, mette una tristezza che non hai idea. Lo scrivo con dolore, senza dimenticare l’affetto e la gratitudine, ma in tutta onestà era difficile per teinvecchiare peggio di così. Peccato.

venerdì 29 gennaio 2016

IL DITO NELL'OCCHIO...ASSOCIAZIONE CULTURALE


4000 ANNI DI STORIA DELLA SICILIA IN MOSTRA AL BRITISH MUSEUM


È la prima mostra del Regno Unito interamente dedicata all'arte siciliana. Al British Museum di Londra dal 21 Aprile al 14 Agosto 2016.


4000 anni di storia della Sicilia in mostra al British Museum






Il British Museum di Londra dedica alla Sicilia e alla sua storia pluri-millenaria una nuova esibizione dal 21 Aprile al 14 Agosto 2016. La mostra, dal titolo “Sicily: Culture and Conquest” è stata realizzata in collaborazione con la Regione Siciliana e con lo sponsor Julius Bear, ed è la prima mostra di sempre in UK interamente dedicata alla Sicilia.
Ad attrarre i curatori del British Museum è stata la straordinaria qualità e varietà della produzione artistica siciliana. Nell’arco di oltre 4,000 anni Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni si sono alternati nell’isola, creando, come scrive il British nel presentare la mostra “un’identità culturale diversa da qualsiasi altra“.
Screen Shot 2016-01-28 at 11.35.56L’esibizione coprirà l’intero arco di storia della Sicilia, con un focus particolare su due periodi: quello Greco e quello Normanno (11-13mo secolo). Lo farà presentando oltre 200 oggetti e opere d’arte. Tra questi vi sono oggetti della collezione permanente del British Museum insieme a opere in prestito da musei di tutto il mondo, dal Metropolitan di New York al Bodleain di Oxford, insieme ad altre provenienti dalla Sicilia.
L’annuncio della mostra è stato dato oggi dal British Museum questa mattina su Twitter (con l’hashtag#SicilyExhibition) e su Periscope, con una diretta videonel quale i curatori della mostra hanno presentato alcune delle opere incluse nella mostra. Tra queste una moneta (dalla forma curiosamente simile a quella dei 20p britannici) coniata da Ruggero II nel 1138, la prima moneta a usare i numeri arabici.
Screen Shot 2016-01-28 at 11.36.10L’esibizione del British Museum sulla Sicilia sarà anche l’occasione per portare a Londra la Sicilia moderna.  Nell’arco dei 4 mesi di apertura della mostra sono previsti numerosi eventi a tema, come ad esempiocorsi di cucina siciliana, mentre nel Great Court del British Museum si ascolterà la musica dell’isola.
Londra, 28/1/2016
La mostra “Sicily: Culture and Conquest” al British Museum di Londra rimarrà aperta dal 21 Aprile al 14 Agosto 2016.  Gli ingressi possono essere acquistati in prevendita sul sito del museo. Il costo è di £10
foto: British Museum

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