giovedì 17 marzo 2016

STAVAMO MEGLIO QUANDO STAVAMO PEGGIO...


In Italia si spende meno che nel resto d’Europa per la protezione sociale dei gruppi di popolazione italiana deboli (persone con disabilità, famiglie e infanzia, esclusione sociale, abitazione). E’ quanto certifica l’Istat in un’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera sul ddl delega sulla povertà.
La quota di spesa pubblica ad essi destinata sul totale della spesa sociale è di circa 10 punti inferiore a quelle di Francia e Germania e alla media Ue a 28, ha affermato Cristina Freguja, Direttore centrale delle statistiche socio-economiche dell’Istat precisando che si tratta di dati del 2013: solo ”una percentuale assai residuale” della spesa per la protezione sociale, ”lo 0,7%, è impegnata specificamente per politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Si tratta di un valore che è inferiore di oltre la metà rispetto alla quota riferibile alla media Ue a 28 (pari all’1,9%)”.
In Italia, in compenso, il governo Renzi ha fatto esplodere la spesa per mantenere (vitto, alloggio e denaro contante regalato) i migranti ”richiedenti asilo” arrivata nel 2015 a superare i 4 miliardi di euro a cui si aggiunge il miliardo e mezzo già speso in questi primi mesi del 2016. I poveri e disperati italiani possono attendere, i migranti per Renzi no.

sabato 20 febbraio 2016

IO SONO IL NUOVO POVERO

sabato 12 novembre 2011


Intervista a Maurizio De Vito, autore di “Io sono il nuovo povero”, raccolta di poesie in prosa

a cura di Stefano di Stasio



Dalla poesia "Gli occhi del povero" contenuta nella raccolta di Maurizio De Vito:

Gli occhi del povero,
sono pieni di lacrime
che bagnano i cuori
sia per la gioia
che per il dolore,
e la speranza lo salva
dal buio della notte.
La notte,
che devo sconfiggere
tutti i giorni,
tenendo lontane,
le paure e le insicurezze
di un’esistenza
difficile, precaria, ingiusta…

      
1. Maurizio può descrivere come nasce "Io sono il nuovo povero"?

"Io sono il nuovo povero" è il seguito del mio primo libro autobiografico "Non smettere mai di sognare" dove io stesso mi riconosco in questa nuova figura sociale. A differenza del povero tradizionale che siamo abituati a vedere dormire sulle panchine dei parchi, con i panni sporchi e la barba lunga, egli lotta quotidianamente per arrivare a fine mese. Colui che ha il privilegio di non dormire sulle panchine , ma lo svantaggio di dover vivere affrontando da solo, nell’estraneità totale del mondo che lo circonda, il dramma e la sofferenza della sua condizione. Spesso, il nuovo povero è il vicino della porta accanto che facciamo finta di non vedere. La motivazione principale che mi ha spinto a scrivere il libro è stata la necessità di esternare le emozioni e i sentimenti repressi, frutto di una condizione di disagio notevole.


2. Lei esprime il concetto di viaggio nella quotidianità. Esistono delle abitudini, come quando siede sempre nello stesso posto in un treno di pendolari, ma ciò che rende diverso ogni giorno dai precedenti è la sua dimensione interiore, il suo animo che recepisce nuove emozioni. Secondo lei che ruolo hanno gli incontri con il prossimo, con i nostri simili in questo percorso personale?

La povertà e la nudità interiore ci vengono poste innanzi nelle situazioni di grande disagio. Allora, prendiamo coscienza della nostra fragilità e dei limiti che teniamo nascosti persino a noi stessi, per paura di incontrarli faccia a faccia. Impariamo a confidare in quel Dio che si è fatto povero per arricchire tutti noi con la sua povertà. In questo percorso dopo aver incontrato noi stessi , siamo pronti ad incontrare il prossimo. Ogni giorno un’emozione nuova, che ci fa vedere il mondo con gli occhi dell’umanità, dove il prossimo ci respira di fianco , come quando seduti in uno scomparto del treno veniamo tutti indistintamente illuminati dalla luce dello stesso cielo.


3. Ha scritto: Una fotografia / di ciò che gli occhi osservano, / la ragione elabora, / i sentimenti assimilano. Benvenuti nell’inferno. Ci può parlare dell’inferno che oggi è sotto gli occhi di tutti?

L’inferno è quando la mattina, come tutte le altre mattine ti suona la sveglia alle 6.30, tu ti alzi, prepari il caffè, ti affacci fuori la finestra per dare un’occhiata al tempo, poi ti accorgi che non devi andare a lavorare, prendendo coscienza che se va avanti così, oggi è uguale a domani e domani sarà uguale a dopodomani. L’inferno è quando nei crocicchi delle strade e delle metropolitane, la gente dorme avvolta dai cartoni senza dignità. L’inferno è l’immagine triste della miseria, che arriva al cervello e si riflette nel cuore dell’uomo, mentre l’automobile di lusso ci attraversa la strada senza nemmeno rallentare la sua frenetica corsa. L’inferno è un mondo che sta trascurando sempre più il sentimento della "Compassione", che nasce dall’empatia dell’immaginarsi al posto dell’altro, dal pensare che ciò che sta soffrendo lui potremmo patirlo anche noi.


4. L’impressione che si prova, leggendo "Io sono il nuovo povero" è quella di un laboratorio di studi sociali a cielo aperto. Nel libro si alternano scritti dal taglio poetico a fotografie e commenti. Questo formato di esposizione rappresenta un esperimento di comunicazione sociale. Qual è il ruolo delle tre modalità espressive, di scritto emozionale, di cronaca razionale, di immagine nella sua visione globale del mondo che la circonda?

Respirare la propri vita a pieni polmoni e poter aprire gli occhi ogni mattina per guardare tutto ciò che ci circonda nella semplicità più assoluta. Saperla descrivere con altrettanta semplicità senza però trascurarne i lati oscuri, quelli che la nostra società a volte cerca di nascondere. Allora dove non arriva la parola, deve arrivare l’immagine e, se anche quest’ultima non è sufficiente, proveremo con la poesia fino a toccarne il sentimento, emozionandoci sempre e comunque sia che siamo scrittori, poeti o solamente persone… come me.


5. Lei non si definisce né uno scrittore né un poeta, eppure, ammette di descrivere emozioni e cita come sottotitolo del suo lavoro "Raccolta di poesie in prosa". Dice anche che queste emozioni colorano la vita e alimentano le speranze. Là dove riusciamo a materializzare una prospettiva, anche remota, superiamo la paura di vivere. Possiamo parlare di un percorso di ribellione dello spirito nella sua opera?

È sicuramente una presa di coscienza, dove attraverso un percorso anche spirituale l’uomo raggiunge la sua rinascita scavando all’interno della propria anima, e ritrovando la forza di liberare tutte le sue capacità, passioni, talenti, che rimangono sepolti dalle macerie della sofferenza. Mi piace più definirla , almeno nel mio caso una rinascita dello spirito.


6. Qual è il legame fra la speranza, che lei auspica per i "nuovi poveri", e il valore della dignità che legittimamente dovrebbe essere parte del sentire dell’uomo?

Se non si riesce a dare dignità alle persone, allora non c’è futuro per la nostra società. La speranza di una vita dignitosa, oltre ad essere un augurio, vuole essere un messaggio forte al mondo intero, che concedendo troppo spazio alla globalizzazione economica e comunicativa trascura sempre più le vere priorità dell’essere umano. La speranza è la forza trainante della nostra vita ed è profondamente legata alla sua stessa dignità.


7. Le confesso con ammirazione personale che il vissuto che lei descrive assume a volte tratti di leggenda, di vero e proprio eroismo dei giorni nostri. Che cosa può raccomandare o comunicare un padre di due figli come lei ai figli distratti della nostra epoca di angosce?

Come ogni notte, mi alzo dal letto e rimbocco le coperte ai miei figli che dormono sereni, nonostante tutto, lasciando la loro stanza con una preghiera tra le labbra. Ho un profondo legame con le parole di questa poesia: "Gli occhi del povero", perché racchiude un momento di quella quotidianità che le dicevo pocanzi. Rappresenta un momento di forte preoccupazione dove un padre soffre in silenzio rivolgendosi con una preghiera verso un Dio che ascolta le sue preghiere. Le ascolta in un momento forte, in un silenzio assoluto, attraverso una finestra che si apre nel cielo infinito. I nostri figli hanno bisogno di adulti migliori, quelli che devono dare loro l’esempio giusto, quelli che devono raccontarsi di generazione in generazione senza creare il vuoto lasciandosi dietro i valori importanti della nostra esistenza. I nostri figli hanno il diritto e il dovere di comprendere il vero senso della vita.


Il libro di Maurizio De Vito è disponibile su:
http://ilmiolibro.kataweb.it/

 
© Intervista realizzata da Stefano di Stasio il 6 e 10 Novembre 2011. Pubblicata su:
http://paroleefotografie.blogspot.com/


Gli autori di raccolte di racconti e antologie fotografiche che fossero interessati a una recensione possono contattarmi all’indirizzo e-mail:

stefano.distasio1600@gmail.com

lunedì 15 febbraio 2016

REVERSIBILITA ' ADDIO : ORA IL GOVERNO FARA' CASSA SULLE VEDOVE

I politici ce l'hanno detto e ripetuto mille volte, nei programmi televisivi: "Lepensioni d'oro non si toccano! Non si tocca un diritto acquisito! Vergognatevi!" Vibravano di indignazione al pensiero che qualcuno osasse mettere in discussione i loro diritti, e i diritti di tanti loro compagni di merende, a godere di una "sudata" pensione da migliaia (e talvolta decine di migliaia) di euro al mese.
Ma se in Italia i diritti sono uguali per tutti, qualcuno è sempre più uguale di altri. E così oggi gli stessi politici della maggioranza sono prontissimi a mettere in discussione i diritti delle vedove dei cittadini "qualsiasi". Invocando (con la medesima indignazione) le sacre esigenze di bilancio, si apre con la massima nonchalance alla possibilità di trasformare il diritto acquisito alla reversibilitànella solita elargizione legata al reddito ISEE. Il risultato sarà quello che abbiamo già visto tante volte: anche il possesso di un mero pollaio in montagna trasformerà tante anziane in ricche possidenti, negando loro la pensione reversibile e quindi la sopravvivenza stessa. Lo stesso giochino è stato appena fatto agli invalidi con l'assegno di accompagno: che mettano a reddito il pollaio se necessitano di assistenza, questi mangiapane a ufo!
Il governo ora tuona che abbiamo capito male, che nessuno toccherà nulla alle vedove, e che il provvedimento semmai sarà valido solo per le pensioni future. Questo dovrebbe tranquillizzarci, ma ci preoccupa ancora di più: pensiamo ai tanti precari, a famiglie in cui un domani sarà già un miracolo una pensione da fame, e a cui sarà tolta anche la reversibilità ai superstiti.
Mentre gli anziani vengono rapinati dei loro risparmi da banche truffatrici, mentre si continua a negare il reddito di cittadinanza agli oltre 9 milioni di persone sotto la soglia di povertà, il pensatoio governativo produce l'ennesima norma punitiva verso i cittadini italiani. Ci chiediamo allora, non per la prima volta, da che parte stiano.
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venerdì 12 febbraio 2016

AMELIA ROSSELLI 12/02/1996

SUICIDIO DI UNA POETESSA

ROMA - Si è gettata dal quinto piano, nel cuore della Roma più bella, a pochi passi da piazza Navona. Il volto scavato, gli occhi chiarissimi e stralunati. Il volo di Amelia Rosselli s' è concluso in una chiostrina interna di via del Corallo, un luogo inaccessibile nei giorni di festa, soltanto dai negozi vi si può entrare. E ieri era domenica. Un lungo volo verso l' irraggiungibile. I vigili del fuoco hanno avuto difficoltà a recuperarne il corpo. Nata a Parigi nel 1930, Amelia era una poetessa, una potente voce della poesia. Il padre di Amelia si chiamava Carlo, Carlo Rosselli, il principale animatore e teorico di Giustizia Libertà. Suo zio si chiamava Nello. Morirono nel 1937, accoltellati a Parigi. Quasi sessant' anni più tardi Amelia s' è gettata nel vuoto, dalla sua mansarda silenziosa, accostando la sedia alla finestra della cucina. Il suo corpo ha sfiorato i rami di un albero. Da anni stava male, soffriva di disturbi mentali. Il suicidio era un pensiero ricorrente. "Soffriva di ossessioni persecutorie", racconta il cugino, Aldo Rosselli (figlio di Nello).

 "L' assassinio di mio padre e di suo padre la ferirono in profondità. Era una ragazzina. Rimarrà segnata da un incubo terribile, il timore che i servizi segreti la seguissero per ucciderla. Prorio tre giorni fa era uscita dalla casa di cura Villa Giuseppina in cui lei stessa si era fatta ricoverare per qualche tempo. Ieri le ho parlato, mi ha assicurato che stava molto meglio. Ero riuscito a strapparle la promessa che sarebbe venuta a cena da me". La poetessa era spesso ospite di un giro di amici, che tentavano di colmare la sua grande solitudine. Sensa successo. Quegli incubi dell' adolescenza continuavano a tormentarla. Ieri il sucidio è stato tenacemente inseguito per ben due volte. Prima ha tentato di buttarsi da un terrazzino interno dell' edificio, fuori della sua mansarda. Qualcuno le ha gridato di fermarsi, di tornare a casa. Amelia, docile, un po' stordita, ha obbedito. Poi la telefonata a un' amica cara, Giacinta del Gallo di Roccagiovine, alla quale confida il suo disagio, la sua disperazione. "Aspetta, stai calma. Vengo subito da te". Le parole non servono. Una corsa, l' arrivo in via del Corallo, una porta spalancata, una sedia appoggiata alla finestra. Giacinta racconta alla polizia che non era la prima volta che Amelia la chiamava per annunciarle il suicidio. La notizia della sua morte è stata accolta con commozione, ma senza sorpresa, negli ambienti letterari. "Sapevo che stata vivendo un momento particolarmente agitato", ha dichiarato il poeta Mario Luzi. "Io la conoscevo appena, ma avevo colto in lei una rara intensità. E generosità". Racconta Dacia Maraini: "Era una persona molto sola, costretta a vivere in un paese che purtroppo non ama i suoi figli. L' Italia corre dietro ai suonatori di piffero, ma non ha rispetto di personalità fragili e importanti come la Rosselli". Una vita appartata, senza frivolezza, atteggiamenti esteriori, consuetudine con la mondanità. "Una donna di cui certamente non si può dire che avesse avuto una vita facile", sostiene Enzo Siciliano. "La sua stessa poesia forse l' aveva fin troppo soggiogata e confinata anche da se stessa. Accade spesso che la poesia possa far torto alla persona del poeta: era questo il caso di Amelia".
Anche Siciliano critica quegli ambienti della cultura e dei mass media nei quali "la moneta cattiva scaccia quella buona. La sola consolazione è che la moneta buona non perde valore. La poesia della Rosselli rimane lì, non ce la toglie nessuno. Mentre altra robaccia, di cui si chiacchiera molto, forse non esiste nemmeno nel monemto in cui se ne parla". "In questa mia casa", disse una volta la poetessa, "c' è relativo silenzio. C' è poco rumore anche se tengo le finestre aperte. Quando l' isolamento è eccessivo, esco a far quattro passi". Ieri Amelia a quel silenzio non ha resistito.





giovedì 11 febbraio 2016

INCENDIO TURBOGAS DI APRILIA

Una centrale troppo vicina alle abitazioni, che incide su un ambiente già compromesso dalla presenza di centrali a rischio incidente rilevante e per lo smaltimento dei rifiuti. Anche Aprilia Possibile, dopo l’incendio che si è sviluppato questa mattina all’interno della centrale, interviene sul rischio di inquinamento ambientale. “L’incendio alla Centrale Turbogas di Campo di Carne- scrive il gruppo- riporta l’attenzione sulla pericolosità di questo impianto sia sul piano dell’impatto ambientale sia sul piano della sicurezza, anche se la centrale viene considerata di pubblica utilità e non soggetta alla Direttiva Seveso. La Turbogas è adiacente alla linea ferroviaria Fr8 Roma-Nettuno,alla strada regionale 207 Nettunense, molto vicina alle abitazioni e vicinissima (800 metri circa) ad un’azienda che produce pesticidi e facente parte delle quattro aziende soggette alla Direttiva Seveso a rischio incidente rilevante nel territorio del comune di Aprilia. Siamo sempre stati contrari alla realizzazione di questa centrale Turbogas, inserita in un territorio già ampiamente falcidiato da centrali e industrie altamente inquinanti. Ci chiediamo se venga fatto il massimo per monitorare i livelli d’inquinamento dell’aria e delle falde acquifere della nostra città, visto anche l’aumento esponenziale di patologie tumorali negli ultimi anni; se vengono effettuati i dovuti controlli nelle aziende a rischio incidente rilevante e in tutte quelle aziende che pur non essendo soggette alla Direttiva Seveso sono pericolose e inquinanti ed infine se Aprilia è in grado di gestire un’emergenza a seguito di un incidente “rilevante” in una di queste aziende.”



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