giovedì 21 gennaio 2016

E CONTINUANO A FARE IMPICCMENT......


BY  · 30 NOVEMBRE 2015


Contratto di ricollocazione, perplessità sulla stipula della graduatoria finale. Dubbi anche per il consigliere regionale Fabrizio Santori, che in merito ha presentato interrogazione presso il consiglio regionale
Il discorso di Zingaretti al Consiglio Regionale
DANIELE LEODORI ELETTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO
ROMA 25 MARZO 2013 Roberto Tedeschi - ANSA

Nell’ambito del POR FSE 2014-2020, il contratto di ricollocazione e il fondo a questo destinato hanno l’obiettivo di restituire la capacità lavorati ai disoccupati di lunga durata over 30 che per svariate ragioni l’hanno persa da almeno 12 mesi. La graduatoria è stata stipulata secondo quanto elencato al punto 8 del suddetto bando in base alla minore età e al minor periodo di disoccupazione dei richiedenti, per un totale di 2000 nominativi.
Prime perplessità, l’età anagrafica – I partecipanti al fondo potevano e dovevano essere disoccupati da almeno 12 mesi, di età compresa fra i 30 e i 65 anni. Di contro, fra gli aventi diritto, a parità di anzianità di disoccupazione, avrebbe prevalso la minore età del candidato, così come riportato nel punto 8 a cui abbiamo accennato nella premessa. Fatto salvo i requisiti di anzianità, insomma, una maggiore età in capo ad alcuni candidati ha escluso che questi potessero entrare in graduatoria, quando in realtà a dover accedere al fondo dovevano forse essere proprio quei lavoratori che, in mancanza di sgravi e sussidi, si trovano esclusi dal mercato del lavoro.
Il pasticcio del 2009 e la scelta delle agenzie private – Interessante a riguardo, ciò che scrive Fabrizio Santori all’interno di una sua interrogazione datata 7 ottobre presentata in Consiglio Regionale, data antecedente alla stipula della graduatoria definitiva. In particolare, Santori chiede di escludere il ripetersi di quanto accaduto nel 2009, con numerosi candidati appartenenti presumibilmente allo stesso nucleo familiare a succedersi in graduatoria. Il fatto fu denunciato da molti cittadini e associazione proprio per la “similitudine” di alcuni codici fiscali. Nell’interrogazione di Fabrizio Santori, inoltre, questi domanda dell’opportunità di affidare la determina della graduatoria a delle agenzie private del lavoro, invece di potenziare gli uffici pubblici preposti, a partire da Portafuturo e tutte le strutture di natura statale già esistenti su base regionale e comunale.

martedì 19 gennaio 2016

FUGA DI CERVELLI DALL'ITALIA : IL 34% DI GIOVANI SCAPPA VIA



La maggior parte uomini non sposati, neolaureati in medicina.

Fuga di cervelli dall’Italia: aumentano del 34% i giovani che scappano dal bel Paese

Anno nuovo, vita nuova? Non proprio: sono ancora tanti gli italiani che decidono di andare all’estero in cerca di un lavoro, in particolare i cittadini appartenenti alla fascia dei giovani fra 18 e 39 anni e che abitano nelle grandi città. In base a un documento della Camera di Commercio di Milano e Brianza, condotto sulla base dei dati Istat, sono stati poco meno di 90mila i cittadini che si sono trasferiti fuori dal nostro Paese nel 2015, in aumento rispetto al 2012 del 12,7%.
Negli ultimi due anni le percentuali fra gli under 40 lievitano al 34,4% del totale, ovvero 3,3 giovani ogni mille abitanti sono partiti in cerca di fortuna all’estero, dirigendosi prevalentemente verso Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
Milano, la metropoli che ha perso più abitanti
Sempre riguardo a 2015, si rileva che Milano è stata la metropoli che ha perso più residenti (3.300), seguita da Roma (2.450), Napoli (1.885) e Torino (1.653), anche se negli ultimi due anni il flusso di emigrazioni sta rallentando a Milano, dove il numero di trasferimenti è aumentato di 451 unità rispetto a Roma, Napoli e Palermo che hanno invece registrato incrementi più marcati.
Sono state le province di Bolzano, Imperia, Trieste, Pavia quelle che hanno registrato il maggior numero di cambi di residenza, mentre quelle di Foggia, Caserta e Taranto un valore più basso rispetto al numero di abitanti complessivo.
Questo fenomeno incide sulla nostra spesa pubblica, perché il sistema scolastico spende per formare giovani che investiranno le loro conoscenze in un altro Paese: secondo una stima, dal 2008 al 2015 gli italiani emigrati all’estero sono costati allo Stato 23 miliardi di euro in formazione.

La categoria più rappresentativa della tendenza è quella dei medici appena laureati, che nel 2015 ha fatto registrare un boom di emigrazioni (2.363). Ci sono diversi studi all’attivo per monitorare la “fuga di cervelli” dall’Italia, fra questi quello della Fondazione Migrantes che ha registrato 101.297 espatri solo nel 2015, con una crescita del 7,6% rispetto al 2014.
Questi sono prevalentemente uomini e non sposati, tra i 18 e 34 anni, partiti soprattutto dal nord e diretti verso la Germania, anche se il Regno Unito rimane sempre ai primi posti della classifica delle mete più gettonate per l’espatrio.

"NESSUNO IN ITALIA PENSA AL FUTURO, TRA 40 ANNI SARA' UN DISASTRO"


Parla Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica di Milano: «La politica pensa all’immediato. E i giovani hanno sospeso il giudizio sul futuro. La popolazione inattiva aumenta, mentre la fascia più produttiva si riduce»


Pensare al futuro non è lo sport più amato dagli italiani. Siamo puntualmente travolti dalle “emergenze”, dall’immigrazione al dissesto idrogeologico alla precarietà. Che vuol dire che non siamo in grado (o non vogliamo) prevederle, anche quando i sintomi sono sotto gli occhi di tutti. Ogni annuncio o decisione sono fatti per avere effetti elettorali immediati. Qui e ora. Che ce ne frega dell’Italia tra dieci anni. Altrimenti non si spiegherebbe perché diamo 500 euro ora a una mandria di 18enni, dei quali quattro su dieci non troveranno un lavoro.

Guardare le dinamiche demografiche in corso, però, aiuta a capire dove stiamo andando. E l’immagine dell’Italia che ci arriva dal futuro è quella di un Paese dominato dai capelli grigi. Entro il 2030 ci sarà una regione in più, grande quanto la Toscana, composta solo da over 65. Che saranno ancora al lavoro, mentre i 40enni manderanno ancora curriculum. «La popolazione italiana diventa anziana. E anche l’immigrazione, che finora ha in parte bilanciato l’invecchiamento, va via via diminuendo per via della crisi economica», dice Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica di Milano. «Qui nessuno pensa al futuro. Non ci pensano i politici, e i giovani per forza di cose hanno sospeso il giudizio. Ma tra quarant’anni sarà un disastro».                         Dicembre 2015 - 08:15

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sabato 16 gennaio 2016

Disoccupato, non cerco (piu') lavoro : l'identikit di 3,3 milioni di "cadaveri economici" ai quali lo Stato deve insegnare a credere nuovamente nel futuro.

Disoccupato, non cerco (più) lavoro: l'identikit di 3,3 milioni di 'cadaveri economici' ai quali lo Stato deve insegnare a credere nuovamente nel futuro

di  20.01.2014 9:05 CET
Disoccupazione
Repertorio: un cartello ai tempi della Grande Depressione. Flickr
"Perinde ac cadaver" dicevano i gesuiti: 'nello stesso modo di un cadavere', sottomissione assoluta alle regole dell'ordine, annientamento della propria personalità. Traslando il tutto ai giorni nostri, purtroppo, un nuovo domino - un nuovo padrone - regna nelle menti di molti italiani: è la Crisi che, nelle sue manifestazioni e in tutta la sua potenza, è riuscita ad offuscare la vista di molti, troppi, cittadini del Bel Paese. Una crisi che dura da molto tempo, uno status quo che ha sfiancato anche i più ottimisti e che è riuscito nell'arduo compito di uccidere ogni residua speranza per il futuro. Tempo fa era materia quotidiana leggere della 'luce in fondo al tunnel': un tunnel buio, lungo, percorso fino allo stremo da molti italiani. La luce non si è vista, le speranze sono svanite e in molti si sono convinti che 'il buio' è la loro nuova casa.
Fuor di metafora, a questa descrizione rispondono - lo conferma l'Eurostat - più di 3,3 milioni di persone. Non hanno un lavoro, ovviamente, ma non sono nemmeno disoccupati: la disoccupazione, infatti, è il risvolto negativo di una ricerca attiva e costante del lavoro. Se si è senza impiego, disponibili a lavorare ma senza cercarlo attivamente, non ci si può definire 'disoccupati': queste le ferree regole economico-statistiche del gioco. Ecco, così, che si forma un 'esercito' che - nolente - giura fedeltà alla madre-Crisi: gli ultimi anni bui hanno rimosso ogni speranza, la crisi diventa causa ed effetto del loro stato di 'cadaveri economici'.
I numeri, solido appiglio alla realtà, non sono da sottovalutare. Parliamo di uno 'status' che tocca da vicino il 13,1% della forza lavoro tricolore: siamo tre volte oltre la media dei Paesi Ue-28 (4,1%). Se nel terzo trimestre 2013 il dato cresceva, su base tendenziale, dello 0,4% in Europa, il nostro Paese registrava un incremento di ben 0,9 punti percentuali (+219 000 unità rispetto al trimestre precedente), oltre il doppio della media europea quindi. Guardare le statistiche degli altri Paesi ci avvilisce: 10,1 in Croazia, 5,1 in Spagna (pur sempre con la disoccupazione sopra al 26%). Poi quel gap che diventa apparentemente incolmabile con il Regno Unito (2,5%) e la Germania con il suo 1,3%. 'Il lavoro nobilita l'uomo' si dice: eppure ben 6,15 milioni di italiani devono farne a meno. Quasi tre milioni di persone, in aumento, cercano e non trovano lavoro. Le altre, di cui accennato fino ad ora, sono cadute vittime del sortilegio della crisi e non lo cercano più. Sono individui scoraggiati, certamente, ma anche mortificati dal corso di questi eventi che sembrerebbe palesare una loro 'inutilità' nel mondo del lavoro attuale: nulla di più erroneo. La mancanza di convinzione, afferma la statistica, ne affligge quasi la metà: 1,518 milioni sui 3,3 totali. Due 'scoraggiati' su tre (1,068 milioni) vivono nel Sud Italia.
C'è bisogno di un aiuto, non piccolo, da parte dello Stato. Un intervento dalla duplice natura. La necessità di 'lustrare' un mercato del lavoro decisamente opaco è un fatto innegabile. Ma non deve, e non può, fermarsi qui il compito dello Stato. La crisi, diventata cronica nella mente di molti cittadini senza lavoro, deve essere estirpata con iniziative valide. Bisogna fare attenzione, però, perché il disoccupato, così come lo scoraggiato che non cerca più lavoro, è una persona ferita nell'orgoglio, non una ingenua: annunci urbi et orbi di fantomatici futuri rosei, magari basati sull'escamotage di turno sulle statistiche nazionali, non lo conquisteranno. Anzi. Si deve ristabilire un duplice rapporto di fiducia tra lo Stato ed il cittadino e tra lo stesso cittadino ed il mercato del lavoro. Compito non semplice che altro non fa che palesare quanto la risoluzione di questo problema, in Italia, sia di fondamentale importanza per sperare (e magari arrivare a vivere) in un futuro migliore. 

venerdì 15 gennaio 2016

I BLUFF DELL'OCCUPAZIONE CHE SALE

l bluff dell'occupazione che sale

Sui dati pesano l'invecchiamento della popolazione e le pensioni, tanto è che cresce la disoccupazione giovanile

Dati non incoraggianti sul fronte del lavoro, anche se il governo e il Pd sbandierano gli "ottimi risultati".
Il tasso di disoccupazione a ottobre, pari all'11,5%, resta "sostanzialmente invariato" dopo il calo dei tre mesi precedenti. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce di 12,3 punti percentuali (-410 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 1,4 punti. La stima dei disoccupati a ottobre diminuisce dello 0,5% (-13 mila), con il calo che riguarda le donne e la popolazione di età superiore a 34 anni. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Vediamo perché
L'Istat rileva che il tasso di disoccupazione giovanile a ottobre sale al 39,8%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente. Dal calcolo sono esclusi coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. L'incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,3% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Questa, precisa l'Istat, aumenta a ottobre di 0,1 punti percentuali. Nell'ultimo mese il tasso di occupazione tra i 15-24enni rimane stabile, mentre il tasso di inattività cala di 0,1 punti. L'Istat spiega come la fascia più colpita sia quella che va da 34 a 49 anni, che nell’ultimo triennio ha fatto registrare un calo dell’occupazione del 4,4%, ovvero di 450mila unità.
Dati buoni, invece, per gli over 50. Negli ultimi tre anni crescita pressoché costante degli occupati di 50 anni o più (+13,9%, pari a circa +900 mila tra gennaio 2013 e ottobre 2015). Ma l'Istat sottolinea che a questo dato contribuisce il progressivo invecchiamento dellapopolazione e quello "ancor più rilevante" della maggiore partecipazione al mercato del lavoro, determinata anche dalle minori uscite per pensionamento a seguito delle riforme previdenziali.
Gli occupati under 50, evidenzia l'istituto statistico, sono in calo fino alla prima metà del 2015. La flessione è stata più consistente nel 2013, in particolare per le persone tra 15 e 34 anni (-6,3%, pari a un calo di oltre 300 mila occupati da gennaio 2013). Solo nella seconda metà del 2015 si osserva una ripresa degli occupati 15-34enni che a ottobre 2015 tornano ai livelli di metà 2014. Gli occupati 35-49enni diminuiscono lungo l'intero triennio, registrando un calo del 4,4% (circa -450 mila).

giovedì 7 gennaio 2016

La strada...il palcoscenico dei poveri.



  Tra vent' anni 
non sarete delusi delle cose che avete fatto,
                                      ma da quelle che non avete fatto.
                               levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri,
                                      catturate il vento nelle vostre vele.
                                                    Esplorate, sognate, scoprite.

                                                                Mark Twain










  






CONTINUA...

martedì 29 dicembre 2015

IL BASSO...in cantina

"Il Basso ...in cantina" è un progetto musicale in pieno svolgimento creativo. Si basa sulla rivisitazione in chiave di Basso di alcuni dei brani musicali che piu' hanno attirato la mia attenzione e curiosità. Ho deciso di intraprendere questo viaggio attraverso l'unico mezzo di trasporto che ho  a disposizione : "la fantasia" e con il "manico di scopa a 4 corde (affettuosamente  cosi' denominato da me)  per non cadere di nuovo nella depressione, quella che ti spegne tutte le luci...
La mia nemica di sempre!
Questa volta pero' ha commesso un piccolissimo errore : ha dimenticato di spegnere le luci del Natale...
                                                                                                                        
   


                                                     


Franz Schubert quel quindicenne che oso' sfidare il mitico Beethoven.
Scrisse L'Ave Maria nel 1825. 
Una vita piena di amarezze ed incomprensioni.
La grandezza della sua musica venne capita soltanto dopo la sua morte.



E' il 1971. I Beatles si sono già sciolti da un anno, ed ecco che, inatteso, giunge l'album Imagine, con il quale Lennon non solo dimostra di aver ritrovato se stesso, ma si "marchia" con una canzone simbolo. Desta sorpresa che dopo aver proclamato di voler battere le strade dell'avanguardia e della sperimentazione insieme a Yoko Ono, Lennon  abbia partorito una canzone costruita su un semplicissimo giro di Do. Imagine si è rivelata una canzone-manifesto, capace di riassumere con mirabile nitore l'utopia di un intera generazione per consegnarla eternamente ai posteri. 




Libertango è una composizione del Bandoeonista e fisarmonicista Argentino Astor Piazzolla del 1975.
Il titolo, costituito dall'unione di "libertad" simboleggia il passaggio di Piazzolla dal tango tradizionale al " Tango Nuevo".



Lady Jane è stata scritta da Mick Jagger e Keith Richards (Rolling Stones). La traccia usci' come single in America come lato B di "Mother's little Helper" ed è inserita nell'album "Aftermath" del 1966.
La canzone ci trasporta in un'atmosfera Elisabettiana grazie all'uso di strumenti inconsueti quali il dulcimer usato da Brian Jones ed al testo che pare riferirsi a Jane Seymour moglie di Enrico VIII. Per molti fan dei Rolling Stones è uno dei capolavori dell'album "Aftermath"e dell'intera produzione degli Stones.




Stairway to Heaven è una celebre canzone del gruppo britannico Led Zeppelin e una delle piu' famose della storia del rock. Fu pubblicata nel 1971 nel IV Album del gruppo, Led Zeppelin IV.
Rimane ancora una delle canzoni piu' richieste dalle stazioni radio FM negli Stati Uniti.
Non è chiaro se l'ispirazione per la canzone sia venuta dal titolo di un film uscito nelle sale degli Stati Uniti dal titolo "Stairway to Heaven". Il primo riferimento conosciuto di una "scalinata per il Paradiso" si trova nella Bibbia nel libro della Genesi. Jimmy Page a proposito della canzone disse durante un'intervista al Rolling Stone: " la canzone ha cristallizzato l'essenza della Band, aveva tutto e ci ha rappresentati al meglio. E' stata una pietra miliare. Ogni musicista vuole fare qualcosa di duraturo, qualcosa che rimarra' a lungo nel tempo, noi lo abbiamo fatto con Staiway to Heaven".





"Aria sulla quarta corda" è il titolo con cui è diventato noto il secondo movimento della Suite per orchestra n.3 di J.S.Bach, trascritto dal musicista tedesco semplicemente come "Aria". E' uno del brani piu' belli e piu' famosi non solo della musica Barocca ma di tutta la musica classica. Fu composta da Bach nel periodo compreso tra il 1717 ed il 1723, per il principe Leopoldo di Anhait Kothen.



Nel blu dipinto di blu, noto anche come Volare, è un brano musicale del 1958 scritto da Franco Migliacci e Domenico Modugno e da quest'ultimo originariamente interpretato. Presentato per la prima volta al Festival di Sanremo 1958 dallo stesso Modugno in coppia con Johnny Dorelli, fu vincitore di quell'edizione e, da lì, ottenne un successo planetario, fino a diventare una delle canzoni italiane più famose nel mondo e con il maggiore riscontro commerciale. La parola che apre il refrain, Volare, divenuta identificativa della canzone, è stata depositata alla SIAE come titolo alternativo della stessa. 
Nel blu dipinto di blu partecipò anche all'Eurovision Song Contest 1958 classificandosi al terzo posto.




La prossima canzone è una storia di povertà generazionale. La narratrice del brano racconta la storia della propria dura vita, cominciando dal momento in cui sua madre lasciò il marito, disoccupato ed alcolizzato, e la narratrice decise di lasciare la scuola per occuparsi del padre. In seguito racconta di aver lasciato la propria città natale con il fidanzato nella speranza di avere una vita migliore. Tuttavia si trova a ripercorrere la vita di sua madre: anche suo marito è disoccupato e si dà all'alcol. Nell'ultima frase del brano la narratrice, rivolgendosi al marito, gli dice "take your fast car and keep on driving" ("prendi la tua auto veloce, e continua a guidare"). Il ritornello del brano, che per tutta la durata della canzone diceva "We gotta make a decision, leave tonight or live and die this way" ("Dobbiamo prendere una decisione, andarcene stanotte o vivere e morire in questo modo"), nell'ultima parte cambia il soggetto della frase da we (noi) a you (tu).  Tracy Chapman 1988.



Secondo la versione più diffusa della storia, il poeta Vinicius de Moraes e il compositore Antonio Carlos Jobim trassero l'ispirazione per la canzone nel periodo in cui i due frequentavano, pare assiduamente, un locale di Rio de Janeiro sul litorale di Ipanema, il Veloso, in Rua Montenegro, davanti al quale passava regolarmente una giovane e bella ragazza nel suo tragitto tra casa e scuola. La giovane colpì talmente de Moraes che il grande poeta decise di dedicarle dei versi, quasi un inno alla bellezza della donna brasiliana.
"Garota de Ipanema" musica di A.C.Jobim-testo di V. de Moraes 1962.



CONTINUA.......
http://mauriziodevitobassistaelettrico.blogspot.it/2015/04/la-musica-dal-mio-bassopunto-di-vista.html








mercoledì 17 dicembre 2014

DONAZIONI - GIFTS

MAURIZIO DE VITO...
le parole non servono per spiegare questa pagina..o forse si..forse a qualcuno le parole necessitano per comprendere che questa è una pagina di donazione..donazione e sostegno per questo spazio che poi è il mio Blog..un Blog che ha dei costi annuali..un Blog punto e basta.. donazione e sostegno per continuare un lavoro..il mio lavoro..a cui dedico molte e molte ore del giorno e della notte per renderlo sempre più vero..più vivo..più solidale con le persone che entrando qui cercano un sorriso un po' di pace e di allegria.. non c'è una base di partenza per la donazione ne una base di arrivo.. ognuno secondo le proprie possibilità. c'è solo bisogno di cuore..solo di quello. 
Grazie...


                                                          




martedì 15 aprile 2014

L'esempio deve venire dall'alto : "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI " Prof. Di Marco Massimo - Letteratura Greca "La Sapienza"


Si é svolta Venerdì 11 Aprile, nell’Aula Magna del Liceo “Piero Gobetti”, la prova di traduzione dal greco per i 36 studenti provenienti da 17 Licei d‘Italia che sono stati selezionati per la VI Edizione dell’Aγών Gobetti.
Il ricchissimo programma dell’edizione 2014 – che si avvale del patrocinio e del contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Fondi e dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Latina – è stato reso possibile soprattutto grazie allo straordinario sostegno economico della Banca Popolare di Fondi, che fin dalla prima edizione ha compreso l’alto valore culturale di una manifestazione che ha ormai respiro nazionale ed è inserita tra i Certamina che concorrono alle Olimpiadi nazionali delle Lingue e Civiltà Classiche.
Grande.... Valentina De Vito


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UN LIBRO IN CERCA DI EDITORE

ROMANZO SCACCO MATTO                                                                                                 MAURIZIO DE VITO ...